Prignano sorge sul versante meridionale del monte Predazzo, in una posizione dalla quale si domina  sulla valle del torrente Rossenna e si gode di un'ampio panorama delle cime principali dell'appennino quali il Cimone e il Cusna. Il suo territorio, ricco di boschi, custodisce molte emergenze naturali e ospita una notevole ricchezza faunistica. Gli abitanti del Comune di Prignano sono dediti da sempre all'agricoltura e all'allevamento bovino e suino, ma ultimamente si è sviluppata anche una discreta attività industriale che ha permesso ai giovani prignanesi residenti di non emigrare in pianura ma di trovare lavoro in questa vivace realtà paesana ricca di risorse.

Su un diploma carolingio del 781, in cui si ricordano i luoghi che sono al confine della Diocesi di Reggio Emilia, compare per la prima volta Perenianum o Perennius, che deriverebbe con ogni probabilità da un personale latino. Nel 1020 si attesta che a Prignano esisteva una chiesa ed un castello appartenente ai Da Roteglia, ma già in rovina nel seicento ed oggi completamente scomparso. Prignano viene menzionato come possedimento dei Canossa nel XI secolo e del Comune di Modena nel secolo successivo. Fu soggetto alla signoria dei Da Roteglia nel XIV secolo, fino a quando nel 1480, fu unito in feudo a Pigneto e destinato dagli Estensi prima ai ferraresi Trotti, poi ai locali Montecuccoli. Dopo la parentesi napoleonica, e la restaurazione del governo Austro - Estense il Comune di Prignano viene soppresso e aggregato a quello di Sassuolo. Nel 1859, all'avvento del Regno d'Italia, fu proclamato comune autonomo.

La chiesa parrocchiale dedicata a San Lorenzo, leggermente a valle rispetto al centro del paese, è con ogni probabilità quella menzionata dal diploma imperiale del 1020, ma l'attuale tempio è un rifacimento settecentesco della chiesa medievale. All'interno sono conservati importanti dipinti otto - novecenteschi. Il campanile, costruito nel 1938 davanti alla chiesa, custodisce tre campane datate 1789, 1811 e 1870. L'attuale paese si sviluppa attorno alla torre campanaria di San Michele, in origine affiancata all'antica chiesa omonima demolita nel 1925. La torre, un romanico a sezione quadrata, mostra sulla sommità quattro bifore con al centro dei pilastrini con capitelli in arenaria. Le due chiese ebbero un unico rettore dal 1437 e furono entrambe parrocchiali fino al 1860, quando San Michele a causa della sua decadenza, divenne sussidiaria.

Di particolare interesse il nucleo di Cà di Jantella, costituito da edifici rurali disposti su due corti aperte, un loggiato cinquecentesco con colonne monolitiche e capitelli in arenaria scolpita con ornamenti di fogliame e un edicola votiva con archivolto a tutto sesto. Sempre in paese, sono pregevoli anche la vicina Casa Berti, una casa torre padronale secentesca, cui successivamente è stato associato un massiccio torrione angolare e anche Casa Pellesi, un interessante complesso cinquecentesco a torre con cordolo di colombaia.